Le taccole appartengono alla famiglia dei corvidi, e, come questi, hanno un’enorme capacità di elaborare dati e persino di costruire una sorta di “utensili” per raggiungere i propri obiettivi. Sono molto più piccole dei corvi e hanno una colorazione più tendente al grigio-grigio chiaro del piumaggio, vivono in gruppi e, se in “natura” si nutrirebbero prevalentemente di frutta, vermi, semi, hanno rapidamente imparato a cibarsi di resti di immondizia cittadina. Nella loro dieta rientrerebbero anche uova e piccoli di piccione, e per questo, in molte città sono state introdotte con lo scopo di ridurre le colonie di piccioni. Il risultato, piuttosto prevedibile, è stato di creare due colonie conviventi, in cui le taccole hanno rapidamente cominciato a cibarsi di immondizia, evitando il rischio che si corre tentando di razziare nidi all’interno di una intera colonia di piccioni.
Le malattie che le colpiscono sono le stesse di qualsiasi altro volatile (vedi “i piccioni-FAQ”), e i danni apportati dal guano identici.
Le colonie sono meno numerose rispetto a quelle dei piccioni, ma sono molto più difficili da allontanare. La loro capacità di vivere in gruppo, di coordinarsi, di analizzare le situazioni, fa sì che non si spaventino facilmente nemmeno dell’arrivo di un falco. Anzi, se una di loro si trovasse in difficoltà, così come le loro “cugine” cornacchie, tutto il gruppo cercherebbe di aiutarla, provando ad allontanare il predatore facendo delle picchiate. Difendono strenuamente in questo modo anche i nidi.
Il motivo per cui andrebbero allontanate dalle città, oltre al tipo di cibo che vi reperiscono, è dovuto al loro sovrannumero dato dalla costante presenza di fonti alimentari e di siti sicuri di nidificazione. Come per i piccioni, i giovani non hanno motivo di allontanarsi e cercare altri siti, visto che cibo e posto sono sufficienti per tutti, e quindi permangono dove sono nati. Durante la nidificazione di tutti gli altri tipi di uccelli nell’immediata periferia, il loro consistente numero le porta a depredare completamente anche tutti i nidi di questi ultimi, distruggendone la popolazione.
Alessandro Vicini